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1989-2024 35 anni! Tante competenze in un'unica missione

1989-2024 35 ANNI

 TANTE COMPETENZE IN UN'UNICA MISSIONE

“Complessità” questa è la parola che più identifica il lavoro che facciamo da 35 anni in Cidiesse. Ogni attività è complessa ma in Cidiesse ancora di più: le due anime della cooperativa, sociale e imprenditoriale, mescolate insieme in un'unica attività, generano una complessità tutta originale che va gestita in modo accurato affinchè si mantenga un equilibrio tale da garantire le necessità del businnes produttivo e della accoglienza solidale e formativa dei ragazzi inseriti nei progetti. Una impresa ardua e piena di difficoltà. Requisito fondamentale per poter gestire al meglio la situazione sono le competenze di tutti e di ciascuno, il team di persone che abbiamo in organico è qualificato, ognuno nel suo campo. Nel CDA abbiamo, oltre ai rappresentanti dei soci lavoratori, anche maneger esperti che ci aiutano nelle analisi gestionali e nella programmazione (la composizione del CDA su www.cidiesse.org), ma soprattutto sul campo abbiamo dei veri professionisti: il giovane direttore Daniele Rivolta che ha responsabilità della gestione operativa delle attività produttive e del personale, i tecnici Sergio Minerva e Alessio Rossini che progettano schemi complessi e soluzioni tecniche adeguate ad una produzione di qualità (www.cidiessequadri.it) Silvia Scurati e Martina Minerva che garantiscono l’efficienza amministrativa contabile, il commerciale Giuseppe Beratta sempre a caccia di clienti e commesse, i nostri operai specializzati zoccolo duro della produzione: il veterano Andrea De Pian, Jerezreel Angelo, Joseph Blancio, Daniele Casati, Andrea Castaldi, il magazziniere Davide Barbieri, l’equipe educativa Riccardo Gatti, Alessandro Zanni, Paola Salerno, coordinata dallo psicologo dott. Massimo Garbagnoli. E’ davvero complicato, in una cooperativa qualsiasi, ogni area tenderebbe a tirare l’acqua al proprio mulino al fine di dare il meglio, ma in Cidiesse si è capito che spesso è necessario fare un passo indietro nel prprio specifico, per dare spazio a priorità che sono più importanti: i futuri dei ragazzi. La priorità assoluta è questa! Infatti la nostra mission è “asservire tutte le competenze alla crescita professionale, sociale e umana dei ragazziin percorso”, i quali mancano di competenze, a volte anche di quelle minime. Questa è da tempop la nostra mission, e ogni nostra attività tende a questo. E’ faticoso, lo sappiamo e lo sapete, perché ci conoscete, ma allo stesso tempo resta entusiasmante vedere le trasformazioni che si generano nei giovani, che passano da essre “senza arte né parte” a essere lavoratori e cittadini, realizzati pure come persone.

Lo scorso 27 novembre si è tenuta la nostra cena sociale d’autunno. È stata, come sempre, l’occasione per condividere le attività sociali, in particolare il presidente ha presentato il bilancio degli ultimi 5 anni, ovvero, da quando ci siamo insediati nella nuova sede di Viale Monza 338. Sempre il presidente ha avuto modo di spiegare come siamo riusciti ad attuare il nostro piano di sviluppo, finalizzato al raddoppio della ricettività e all’incremento del volume di lavoro, elementi che sono andati a supporto della formazione, e per realizzare una gestione economica più efficiente.  I risultati genenrali sono stati buoni, nonostante l’empass della pandemia. Il fatturato medio è cresciuto ed è migliorata la redditività. Ovviamente vi è sempre la necessità di fondi proveneiti da donazioni a copertura dei costi della attività formativa. Per questi contiamo sempre sulla generosità degli amici e dei sostenitori. Molto significativi si sono dimostrati numeri relativi all’attività sociale dei 35 anni, in particolare per quanto riguarda i 15 anni di attività con i minori provenienti dell’area penale e da quelle con gli stranieri non accompagnati, a motivo dei 2uali è stata rimodulata più volte la nosta progettualità educativa. Il motivo di questo continuo rimodellamento e adattaemnto dell’intervento è stato dovuto ai differenti comportamenti e atteggaimenti predntati dai ragazzi in ingresso, come ha sottolineato il coordinatore dell’equipe educativa dott. Garbagnoli. Sempre nella serata Massimo ha brevemente e precisamente illustarto le difficoltà che incontriamo nel lavoro riabilitatico con ragazzi portatori di un profondo disagio destrautturato e privo di qualsiasi cittadinanza. Alla serata hanno preso parte anche alcuni carissi amministratori pubblici: l’assessore alla sicurezza del comune Marco Granelli; l’assessora ai servizi sociali del municipio 2 Donatella Ronchi; la presidente del municipio 3 Caterina Antola e la presidente della commissione servizi sociali del municipio 3 Camilla Polo. Quest’ultima si è recentemnte laureata in giurisprudenza con una tesi sulla messa alla prova, in cui ha resi in considerazine specifica il metodo di ntervento attuato in Cidiesse. In fine, con soci e amici, è stata globalmente trascorsa una serata davvero piacevole. Complessimante, la presenza di tutti i partecipanti, ci è servita per avere la conferma che non siamo soli, e che il nostro fare per il bene dei ragazzi che accogliamo, è condiviso e sostenuto da molti individui e da tante isituzioni. Ringraziamo quindi tutti per quanto è stato detto e fatto in questo periodo!

Un richiamo di attenzione perosnale che il presidente si sente di presentare

NATALE DI SPERANZA E RIPARAZIONE 

Certo l’imminente Natale è ancora all’insegna di turbolenze internazionali che ci spaventano, ci preoccupano e rendono la nostra esistenza un po’ meno serena. Conflitti lontani, ma non troppo, conflitti vecchi e nuovi che scuotono territori, devastano paesi e città gettando nella disperazione milioni di persone. Tutto ciò è strettamente legato ai fenomeni migratori che anche il nostro paese vive con tutto quello che ne consegue. Una situazione internazionale che fa il pari con i problemi interni al paese, che, se pur non paragonabili a quelli vissuti nei paesi in guerra, generano però una sensazione di disagio aggiuntivo. Ne parla diffusamente il nostro arcivescovo Mario Delpini nel suo “Discorso alla città” in occasione della festività di S. Ambrogio in cui in maniera, come sempre diretta e illuminata, mette a nudo le criticità della società milanese e striglia/sollecita noi e le istituzioni ad una presa di coscienza, per assumere un atteggiamento di “speranza e riparazione”. L’analisi dell’arcivescovo parte della sensazione di stanchezza della gente, dei cittadini, una stanchezza dovuta dalla percezione della mancanza di un futuro che abbia un senso profondo per cui valga la pena sbattersi. Uno dei passaggi chiave è: “La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza. È stanca di una vita appiattita sulla terra, tra le cose ridotte a oggetti, nei rapporti ridotti a esperimenti precari. È stanca perché è stata derubata dell’“oltre” che dà senso al presente, sostanza al desiderio, significato al futuro. Ma l’arcivescovo fa anche una analisi più pragmatica della situazione: “La stanchezza della gente non è per la fatica del lavoro, perché la gente lavora con passione e serietà, impegna le sue forze, le sue risorse intellettuali, le sue competenze. Lavora bene ed è fiera del lavoro ben fatto. La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, di un lavoro che impone orari e spostamenti esasperanti. La gente è stanca degli incidenti sul lavoro. La gente è stanca di constatare che i giovani non trovano lavoro e le pretese del lavoro sono frustranti. La gente è stanca della burocrazia, dell’ossessione dei controlli che tratta ogni cittadino come un soggetto da vigilare, piuttosto che come una persona da coinvolgere nella responsabilità per il bene comune”. Mette anche a fuoco le criticità e le stanchezze delle famiglie, dell’inefficienza della burocrazia e della inutile conflittualità della politica. Molte altre sono le analisi e i moniti che vi invito a leggere, (www.chisadimilano.it). Ma quello che più conta è il messaggio di speranza che viene dal riferimento al prossimo giubileo 2025 che per sua natura è un momento nel quale siamo chiamati a “fare una pausa del nostro fare” e a rigenerare la speranza, a riparare quello che anche noi abbiamo contribuito a rompere: nelle relazioni, nell’economia, nella vita pubblica. Nella preparazione del Giubileo anche Cidiesse ha dato un suo piccolo contributo partecipando a 4 simposi in Vaticano sulle diverse tematiche sociali che ci vedono coinvolti: l’emarginazione e integrazione sociale, la politica, l’educazione, il lavoro. Abbiamo portato la nostra esperienza di un lavoro sul campo che tutti insieme facciamo, noi in prima linea e voi con il vostro sostegno, per essere lievito di speranza e riparatori di quelle ferite che i nostri ragazzi portano con sé, ferite per le quali nella maggioranza dei casi non hanno responsabilità dirette. Ci auguriamo che questo Natale sia per tutti noi vissuto nello spirito di “riparazione delle ferite”, ognuno nel suo intimo sa quali, e così saremo veri portatori di speranza e di pace.

Auguri di buone feste da tutto lo staff di Cidiesse 

                                                                                                                      Antonio Baldissarri