Percorsi di vita: tra passato, presente e futuro
DUE STORIE... TRA LE TANTE
Nel luglio dell’anno scorso si conclude il viaggio di H., durato tre mesi. Dal Pakistan, all’Iran, fino alla
Turchia. Da qui, attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”: Grecia, Bulgaria, Serbia, Bosnia, Croazia e Slovenia. Per poi arrivare in Italia. Un percorso di più di 5000 km.
Quando attraversa la prima frontiera, mentre gli vengono strappati i documenti, gli viene detto: “Così siamo sicuri che non torni indietro”. Inizia così un viaggio a senso unico. Gli aneddoti, relativi al cammino,
risultano spesso sconcertanti e drammatici, uno per tutti: “Spostavamo le macchie di petrolio dalle pozzanghere per bere”. Con sé soltanto gli indumenti indossati e qualche denaro. Unica magra consolazione: il viaggio viene intrapreso con qualche conoscente, proveniente dal villaggio da cui proviene.
Le motivazioni che spingono H. a mettersi in cammino nascono da un disegno familiare: essendo lui il primogenito, deve adoperarsi per provvedere ai genitori e ai fratelli minori. Il miglior modo, secondo la famiglia, per adempiere a questo dovere, è quello di venire in Italia e trovare un lavoro, così da inviare parte dello stipendio ai parenti.
Arrivato in Italia, continua il viaggio fino a giungere nel comune di Milano. Dopo essere rimasto, per qualche giorno, in Stazione Centrale, viene intercettato dalle Forze dell’Ordine, segnalato ai servizi per Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) e poi inserito in una comunità. Dopo un periodo di
assestamento e di conoscenza del ragazzo, viene segnalato a Cidiesse, la nostra Coop. Soc. R.L. Onlus. É il mese di ottobre.
Il percorso Cidiesse inizia con una borsa lavoro di tre mesi. All’arrivo, il ragazzo sa circa 50 parole italiane che, per avere un parametro, equivalgono a quelle conosciute da bambino di 18 mesi. Per questo motivo,
spiegare come funziona un posto di lavoro risulta estremamente arduo. Buona parte delle 7 ore lavorative giornaliere sono orientate a insegnare le basi dell’italiano e l’importanza di conoscere questa lingua; la
comprensione delle comunicazioni e dei concetti lavorativi essenziali (ad esempio presenza e puntualità); i nomi degli oggetti utilizzati per lavorare e come fare domande. Al termine del periodo di borsa lavoro viene
assunto dalla Cooperativa.
Nonostante la forte motivazione all’apprendimento e la discreta manualità, emergono consistenti difficoltà nell’integrazione culturale, principalmente a causa del suo integralismo religioso. Questo, gli impedisce di consumare alimenti occidentali, gli causa difficoltà nel rapportarsi con il genere femminile e nel prendere
consegne da loro, ciò lo porta a isolarsi anche nell’ambiente lavorativo. Con la rete dei Servizi Sociali, si viene a conoscenza dei suoi contatti quotidiani con un Imam pakistano, che lo ragguaglia sul suo
atteggiamento e sulla sua integrità. Ad ogni modo, il lavoro di formazione prosegue e progredisce.
Passato un anno, H. è in grado di costruire un quadro elettrico in tutte le sue parti, di cablarlo con discreta precisione, di affrontare alcuni passi del lavoro in autonomia, apprestandosi a svolgere lavori di crescente complessità tecnica. Raggiunge, nel corso dei mesi successivi, gli obiettivi formativi prefissati dall’equipe
Cidiesse relativi al sapere: saper fare (lavorativo), saper essere (lavoratore integrato), sapere di sapere (conoscenza delle proprie capacità), saper dire (riuscire a raccontarsi come lavoratore).
Pressoché al termine del suo percorso, H. riceve la notizia della malattia del padre. Servono urgentemente più soldi rispetto a quelli che mensilmente invia alla famiglia. Quest’esigenza contingente costringe ad
accelerare i tempi dell’ultima fase del nostro percorso, quella della ricerca lavoro. In questa fase, H. impara a creare un curriculum e una mail lavorativa; iscriversi alle agenzie interinali e presentare le candidature online; affrontare le telefonate di lavoro; svolgere colloqui presso le agenzie e le aziende, muovendosi sul territorio milanese.
Nell’arco di poche settimane, arrivano le prime proposte di lavoro. H. è adesso capace di presentarsi come operaio specializzato cablatore quadrista. Inoltre, avendo imparato a cogliere con ironia, invece che con rabbia, i momenti in cui non capisce qualcosa, appare anche molto più cordiale. Così, forte delle conoscenze
trasversali e degli apprendimenti tecnici acquisiti in Cidiesse, si riaffaccia alla vita, sentendosi più sicuro di sé e maggiormente in grado di assolvere a quei compiti familiari, che prima gli sembravano estremamente
gravosi.
A. è una ragazza italiana, segnalata a Cidiesse dai Servizi Sociali del Comune di Milano, in seguito all’attivazione di una messa alla prova: una condizione che permette di eliminare le conseguenze dannose derivate da un reato. Nel mese di dicembre, per lei viene attivato un tirocinio gratuito di due mesi, in quanto sorgono molti dubbi circa il fatto che il lavoro di cablatore quadrista possa piacerle. Per contro, il percorso Cidiesse potrebbe aiutarla ad acquisire delle competenze trasversali e a strutturare un’identità di lavoratrice.
Infatti, il percorso di vita della ragazza, a detta dei Servizi, sta rovinosamente andando verso la devianza.
Nonostante le perplessità, sin dai primi momenti di inserimento, A. sembra farsi coinvolgere dagli aspetti tecnici del lavoro. Emerge però, la sua strutturazione deviante. Per questo motivo, l’ambito di maggiore
intervento sembra essere proprio quello relativo alla socialità, alle relazioni e alla convivenza in azienda.
A fronte del suo interesse nel continuare l’esperienza e dei buoni risultati pratici raggiunti, A. viene assunta al termine del periodo di tirocinio. Il percorso si apre ora alle criticità dovute a presenza e puntualità.
L’ambiente di provenienza e la sua famiglia multiproblematica e disgregata, giocano un ruolo determinante su questo fronte.
Un esempio tra tanti: non appena A. inizia a percepire i primi stipendi, questi le vengono sottratti con le scuse più varie dalla madre, con conseguenti ripercussioni sulla sua motivazione a continuare la formazione.
Con il passare dei mesi, gli operatori di Cidiesse vengono a sapere che la madre ha smesso di lavorare da quando lavora la figlia.
In estate, si concludono positivamente, ossia senza più furti e risse, il periodo di messa alla prova e i rapporti con i Servizi Sociali. A. trova un lavoretto stagionale come cameriera per i mesi estivi, continuandolo però
anche nel mese di settembre, poiché ben remunerato. Contemporaneamente, avanza richiesta di poter riprendere e terminare il percorso formativo con Cidiesse.
A ottobre, ricomincia la formazione. Tuttavia, le dinamiche familiari si intromettono nuovamente nel suo percorso: il padre invita gli amici a casa fino a tarda notte o, senza avvisarla, utilizza la sua auto obbligandola a raggiungere il posto di lavoro con mezzi alternativi; la madre le sottrae parte dei suoi
guadagni e il fratello le chiede aiuti economici, avendo appena avuto una figlia.
Nonostante ciò, le sue competenze tecniche migliorano e si riesce anche a formarla dal punto di vista teorico,
con corsi interni relativi al funzionamento dei quadri che produce. Anche i rapporti con gli operatori migliorano: A. accetta con maggiore facilità le indicazioni relative alla sua vita lavorativa ed extra lavorativa. Le attività procedono parallelamente alla sua motivazione e al piacere di crescere. Prima
dell’estate, in seguito ad una prova interna con i nostri operai esperti, che confermano le sue capacità lavorative, A. si affaccia alla fase di ricerca lavoro.
Dopo due ore dall’immissione del suo curriculum in rete, A. riceve le prime richieste di colloquio. Prima della chiusura estiva, le viene proposto da un’azienda un contratto di prova di una settimana. Se le cose andranno bene, il lavoro sarà ben retribuito e vicino a casa. Ad A. vengono insegnate le pratiche di dimissioni e inizia così la sua prova. La settimana successiva, comunica l’assunzione presso l’azienda. Nei
periodi seguenti, contatta regolarmente Cidiesse, racconta di aver preso le distanze dai familiari e di aver acceso un mutuo per l’acquisto di una casa. Ha venduto la macchina e ha un motorino comprato
regolarmente e assicurato.
Recentemente arriva agli operatori CIDIESSE una sua telefonata: A. vorrebbe accedere al ruolo di caposquadra all’interno dell’azienda nella quale lavora. Tuttavia, per farlo, occorre un titolo di studio superiore. Pertanto, chiede consiglio ai suoi “mentori” del passato riguardo ad una futura iscrizione presso una scuola serale e al suo futuro lavorativo. Si attendono aggiornamenti.