Un passo in avanti con la Legge "Smuraglia"
Come noto fin dalla sua approvazione la Legge 381/1991 comprendeva tra le persone considerate svantaggiate ai fini lavorativi i “detenuti”. Pochi anni dopo, in piena emergenza carceri, fu approvata la legge 193/2000 (Legge “Smuraglia”) per promuovere l’attività lavorativa dei detenuti, con la quale è stata introdotta un’agevolazione contributiva in favore dei datori di lavoro che impiegano persone detenute o internate, anche ammesse al lavoro esterno, ed ex degenti di ospedali psichiatrici giudiziari. E’ stata sicuramente una scelta felice del legislatore che ha aperto nuove prospettive di riscatto sociale per detenuti ed ex detenuti che hanno bisogno di lavorare per non cadere di nuovo in situazioni di reato.
Purtroppo tali benefici non erano stati previsti per i detenuti minorenni in quanto non vi erano all’epoca proposte di lavoro significative all’interno degli IPM (istituti penali minorili).
Cidiesse ha per la prima volta portato un laboratorio produttivo strutturato all’interno di un IPM; dal 2013 infatti è operativo il laboratorio al Beccaria di Milano nel quale i ragazzi detenuti, dopo un breve periodo di tirocinio, vengono regolarmente assunti. Possiamo considerarlo un progetto pilota che si potrebbe esportare in altre realtà, un progetto che ha visto passare qualche decina di ragazzi che hanno potuto fare una vera esperienza lavorativa ed acquisire competenze che sono loro servite per inserirsi poi nel mondo lavoro e non tornare più a delinquere.
Purtroppo visto che la legge non è stata applicata al circuito penale minorile, Cidiesse si è dovuta fare carico per intero dei costi formativi della professionalizzazione. Questa situazione “discriminatoria” rispetto ai detenuti adulti l’abbiamo denunciata da subito nelle sedi istituzionali senza avere risultati per tutti questi anni, ma finalmente le nostre segnalazioni/proteste sono state ascoltate: da gennaio 2020 anche per il minorile è possibile accedere ai fondi della Smuraglia.
Avremo quindi finalmente la possibilità di avere una copertura parziale dei costi che ogni anno sosteniamo per la gestione dei progetti di inserimento lavorativo dei ragazzi detenuti o ammessi alle misure alternative. Viene così meno, finalmente, la discriminazione non solo tra detenuti adulti e minori ma anche tra imprese. Ora chi porta lavoro in carcere avrà le stesse condizioni economiche sia che lo faccia in un istituto per adulti sia in uno per minori. Sappiamo che allo sblocco della situazione ha contribuito anche la dottoressa Lucia Castellano che aveva preso a cuore la nostra istanza. Vogliamo quindi esprimerle la nostra gratitudine.